Il devastante terremoto a Taiwan di magnitudo 7.4 avvenuto al largo della costa orientale non ha risparmiato neppure la Taiwan Semiconductor Manufacturing Co, il più grande produttore mondiale di chip, che è stato costretto a fermato i macchinari ed evacuare il personale. Il produttore taiwanese, che, tra gli altri, è il principale fornitore di chip di Apple e Nvidia, sta valutando l’impatto del sisma. Ma che cosa accadrà adesso?
Ad essere state evacuate a causa del terremoto a Taiwan non sono state soltanto le sedi di TSMC, ma anche quelle di alcuni produttori minori come United Microelectronics, nei suoi hub di Hsinchu e Tainan, dove adesso si sta lavorando alla rimessa in moto delle macchine, e le sedi dei produttori di display Innolux e AUO. In alcune località i dipendenti sono tornati a lavoro circa 4 ore dopo la scossa, ma gli effetti del terremoto a Taiwan, al momento, sono sconosciuti. Alcuni macchinari sono entrati in modalità di emergenza, bloccando, immediatamente, le operazioni. La produzione di semiconduttori è un processo molto delicato che può risentire anche di una singola vibrazione, la quale può essere in grado di distruggere interi lotti di semiconduttori. Le “clean room”, dove vengono assemblati componenti grandi un micron per costruire i microchip, sono da considerarsi quasi “stanze di cristallo”, dove si entra completamente avvolti da tute sterili. E solo a Taiwan si produce l’80% dei semiconduttori in tutto il mondo, di cui la maggioranza di fascia alta. Non solo smartphone e PC ma anche automobili ed elettrodomestici si avvalgono di questa tecnologia che è stata messa a dura prova dal terremoto a Taiwan.
Adesso la preoccupazione maggiore è sulle eventuali scosse di assestamento, soprattutto in prossimità della capitale Taipei, dove si trovano grandi fabbriche di semiconduttori – come Hsinchu, Taichung, Tainan – e vicino alle centrali elettriche. Per quanto riguarda i chip di fascia alta, il terremoto a Taiwan potrebbe avere ripercussioni sulla catena di approvvigionamento globale dei semiconduttori e le interruzioni delle infrastrutture potrebbero tradursi in un aumento dei prezzi, alimentando l’inflazione, anche se è ancora tutto da verificarsi. Intanto TSMC ha perso circa il 2% nel premarket. E anche il titolo Foxcoon è in calo.